di Michael Barker
7 luglio 2008
Questo articolo originariamente era stato postato a Global Research. E' stato rimosso lo stesso giorno.
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I critici della filantropia liberale non sono niente di nuovo: in realtà tale criticismo viene fatto affiorare da quando sono state create le fondazioni liberali agli inizi del ventesimo secolo. Negli ultimi anni passati, comunque, il numero degli studiosi e degli attivisti critici che scrivono delle pratiche delle fondazioni è cresciuto rapidamente ed ora vi è una fiorente letteratura che espone che le strategie di finanziamento di questi altamente influenti filantropi sono antidemocratiche e manipolative. La natura antidemocratica delle fondazioni liberali è riassunta dalla loro lunga storia di collaborazione (che precedentemente esisteva) tra le maggiori importanti fondazioni liberali (come la Fondazione Ford) e laCentral Intelligence Agency USA. Inoltre, la ricerca recente ha dimostrato il ruolo di leadership chiave che le fondazioni liberali hanno giocato nello sviluppare i mezzi con i quali delle potenti elite hanno potuto fabbricare il consenso pubblico (e di elite).
Concentrandosi su una varietà di gruppi collegati a media progressisti in Nord America (includendo più particolarmente la Fondazione Benton e la da poco lanciata Real News Network), questo articolo discuterà i limiti delle attuali strategie di finanziamento e rifletterà sull'alternativa, dei metodi discutibilmente più sostenibili (e democratici) con i quali potrebbero essere creati e sostenuti dei gruppi di media della società civile. Sarà discusso che la funzione egemonica integrale della filantropia liberale ha già deradicalizzato ogni sorta di movimenti sociali progressisti e che i gruppi di media della società civile hanno necessità di tagliare i loro legami istituzionali con tali fonti di finanziamento. Bisogna ammettere che non possono essere messe in pratica immediatamente delle soluzioni, ma considerando la crescente autorità dei regimi dei media neoliberisti in tutto il mondo è vitale che i cittadini interessati progressisti prestino attenzione a questo significativo problema.
La filantropia liberale gioca un ruolo critico nel promuovere e sostenere le pubblicazioni dei media progressisti all'interno della società civile, ai quali ci si riferisce anche come media 'alternativi' o 'autonomi'. Storicamente, le 'tre grandi' fondazioni liberali con base negli USA – la Carnegie Corporation, la Fondazione Ford e la Fondazione Rockefeller – hanno allevato le cause dei media progressisti su entrambe scala nazionale ed internazionale, occupandosi di questioni che oscillano dalla sanità ed i diritti civili all'ambientalismo. [1] In anni recenti è stata prestata crescente attenzione all'influenza della filantropia conservatrice, [2] comunque, lo stesso non è vero per la filantropia liberale: due rilevanti eccezioni a questa tendenza sono l'importante libro del Professor Joan Roelofs, Fondazioni e plitica pubblica: la maschera del pluralismo, e la recente aggiunta di INCITE! Women of Color Against Violence’s, La rivoluzione non sarà finanziata: oltre il complesso noprofit-industriale. Questa omissione è problematica su molti livelli. Nonostante essere apparentemente progressiste, le principali fondazioni liberali hanno promosso vigorosamente una volta o l'altra ogni genere di questioni non così progressiste come l'eugenetica, la pianificazione di elite ed il libero scambio; mentre hanno anche operato di pari passo con la Central Intelligence Agency (CIA) del governo USA per tutti gli anni '50 e '60. In questo contesto, le tre grandi fondazioni liberali hanno anche finanziato la ricerca di molti dei 'padri fondatori' della ricerca sulle comunicazioni di massa, aiutandoli discutibilmente a sviluppare le capacità per ‘fabbricare il consenso’ per gli interessi dell'elite. [3]
Sebbene l'importanza del denaro per i movimenti sociali progressisti e le loro pubblicazioni dei media associate sia ovvio alla maggior parte delle persone, incredibilmente pochi accademici si sono occupati di questa materia. E' ampiamente riconosciuto che il finanziamento dei conservatori ha, negli ultimi passati decenni, guidato l'orientamento ideologico delle pubblicazioni media mainstream verso destra. La ricerca suggerisce anche che i finanziatori liberali hanno avuto un'influenza pregiudizievole ed antidemocratica sui processi di cambiamento sociale in generale. [4] Tale ricerca mette anche in discussione il ruolo che le donazioni 'caritatevoli' hanno discutibilmente giocato nel sostenere l'egemonia capitalista. Comunque, quale è specificamente l'effetto sullo sviluppo dei media progressisti? Fino ad oggi solamente Bob Feldman (2007) ha fornito un esame critico del nesso tra la filantropia liberale e le operazioni dei media alternativi. [5] La mancanza di ricerca critica sull'influenza della filantropia liberale sui media dei movimenti sociali progressisti è problematica, dal momento che i media sono integrali alla funzione dei movimenti sociali. Questo articolo tenterà di affrontare questa lacuna.
Paragonata ad oggi, alla fine degli anni '60 e '70 la consapevolezza critica tra gli attivisti dei media era relativamente alta, in parte grazie ad una serie di articoli sull'influente rivista Ramparts che si chiedeva: [6]
"Qualcuno può onestamente credere che le fondazioni, che sono basate sulle grandi fortune americane ed amministrate dagli attuali capitani dell'industria e della finanza americane, finanzieranno sistematicamente della ricerca che tende ad indebolire i pilastri dello status quo, in particolare l'illusione che i ricchi corporativi che beneficiano più di tutti del sistema non la dirigano – a qualunque costo per la società – precisamente per assicurarsene le continue benedizioni"?
Più di recente, poggiando su questa interpretazione di buonsenso del ruolo della filantropia liberale all'interno delle società capitaliste, Andrea Smith rileva che: "Dal loro principio, le fondazioni [liberali] si sono concentrate su ricerche e disseminazione di informazioni apparentemente progettate per migliorare i problemi sociali in un modo, comunque, che non mettesse in discussione il capitalismo". [7] Utilizzando l'interpretazione del ruolo della filantropia liberale come un punto di partenza e traendo dalla teoria dell'egemonia diAntonio Gramsci questo articolo si dilungherà sull'innovativo studio di Feldman. Documenterà come le fondazioni liberali hanno (e continuano a) formato attivamente l'evoluzione di gruppi dei media progressisti in Nord America.
Inizialmente, questo articolo introdurrà l'attività della Fondazione Benton, una fondazione liberale che ha giocato un ruolo pionieristico e catalizzante nel sostenere le iniziative dei media progressisti. Fornirà quindi una analisi dettagliata di un progetto dei media significativo in modo globale, la Real News Network, che è stato appoggiato dalla filantropia liberale. Traendo dalla ricerca sulla struttura del potere esaminerà criticamente alcune delle persone chiave ed alcuni finanziatori. [8] Infine, l'articolo discuterà i limiti delle attuali strategie di finanziamento e proporrà un metodo alternativo, forse più sostenibile (e democratico) con il quale potrebbero essere creati e sostenuti in futuro dei gruppi di media della società civile.
Mettere nell'agenda filantropica i mezzi di comunicazione progressisti
Su iniziativa del defunto William Benton (1900-1973), la Fondazione William Benton è stata incorporata come fondazione privata 501(c)(3) nel 1948, sebbene nel 1981 sia stata rinominata Fondazione Benton. Ora questa fondazione viene riconosciuta come uno degli sponsor principali dei progetti di media progressisti noprofit negli Stati Uniti, accanto allaFondazione John S. and James L. Knight ed alla Carnegie Corporation di New York. Il suo fondatore William Benton oggi è ritenuto avere "innovato... all'interno del mondo delle fondazioni, spingendole a prendere seriamente i mezzi di comunicazione e ad utilizzarli per costruire la democrazia". [9] Comunque, come la maggior parte delle grandi fondazioni liberali negli USA, la Fondazione Benton ha radici elitarie: William Benton aveva forti collegamenti ai Rockefellers e ad altre varie elite corporative e politiche. Data questa storia, dobbiamo chiederci: "Che tipo di democrazia stava cercando di costruire William Benton"? Questa questione sarà affrontata di seguito.
La Fondazione Benton è attualmente presieduta dal figlio di William Benton, Charles Benton, che, come suo padre, mantiene stretti legami con numerosi individui meno che progressisti, non ultimo attraverso la sua posizione nel consiglio di amministrazione dell'American Assembly. [10] Inoltre, è membro del comitato di finanziamento internazionale di Real News (discussa successivamente) ed amministratore dell'Education Development Center. L'ultimo è una noprofit che descrive la propria attività come essere "dedicata al miglioramento dell'apprendimento, alla promozione della salute e ad incoraggiare una comprensione più profonda del mondo". E' stato creato nel 1958 e la Fondazione Ford è coinvolta nella sua attività fin dall'inizio. Dal 1958-68 la Fondazione Ford ha aiutato il Centro a creare un "curriculum di fisica per la scuola superiore completo" per le scuole USA. [11] Un altro sostenitore iniziale degno di nota delle attività dell'Education Development Center è stata la US Agency for International Development (AID), che tra il 1961 ed il 1976 ha finanziato i loro Programmi di Matematica africani. [12] Oggi il Centro ha un personale di oltre 500 ed un bilancio di più di $90 milioni. I suoi finanziamenti provengono dall'USAID e da organizzazioni filantropiche liberali come la Fondazione Ford, la Fondazione Gates ed l'Open Society Institute di George Soros. [13]
Siede con Charles Benton nel consiglio di amministrazione dell'Education Development Center Larry Irving, l'ex Assistente Segretario del Dipartimento del Commercio USA. Irving è “ampiamente accreditato di avere coniato il termine 'spartiacque digitale'" e per essere stato "un uomo di punta" nel garantire la riuscita approvazione della Telecommunications Act del 1996. Anche Jim Kohlenberger, l'attuale membro anziano della Fondazione Benton ha "operato per contribuire a fare approvare la Telecommunications Act del 1996". [14] Questa legge era fortemente contrastata da tutti i gruppi di media progressisti.
Nonostante questi collegamenti con persone che operavano contro i gruppi di media progressisti nell'approvazione del Telecommunications Act del 1996, la Fondazione Benton è, e continua ad essere, un importante sostenitore delle iniziative dei media progressisti all'interno degli Stati Uniti. In una recente intervista, Charles Benton ha spiegato che la Fondazione Benton ha iniziato il finanziamento di progetti di mezzi di comunicazione all'inizio degli anni '80, un'epoca nella quale non erano nell'agenda di altre fondazioni. Nel 1981, la Fondazione Benton ha “deciso di operare a sostegno della filantropia, e particolarmente del Consiglio delle Fondazioni, per tentare di pubblicizzare vigorosamente e sollevare la voce sull'importanza dei mezzi di comunicazione per entrambe le fondazioni ed i loro beneficiari". Da quegli iniziali periodi il bilancio annuale della Fondazione Benton per la riforma dei media è aumentato considerevolmente ed ora assegna circa $1 milione l'anno per aiutare a "educare la comunità di riforma dei media – politici, finanziatori ed attivisti – sui dibattiti cruciali che contribuiscono a foggiare il nostro futuro di media". [15] La seguente sezione di questo articolo discuterà il retroterra di alcuni importanti impiegati e direttori della Fondazione.
La Fondazione Benton: persone e progetti
Il presidente della Fondazione Benton dall'ottobre 2001 all'agosto 2004, Andrea L. Taylor, è una cofondatrice della Davis Creek Capital, LLC, una società finanziaria creata per investire in imprese di Internet e dei nuovi media guidati da donne e gente di colore. La Taylor alla fine degli anni '80 è stata anche impegnata nell'istituire il Fondo Media alla Fondazione Ford, dove ha lavorato per quasi un decennio per distribuire circa $50 milioni a progetti di media indipendenti. Attualmente la Taylor serve come membro del consiglio di amministrazione della Sig.ra Fondazione per le Donne, è un ex direttore della Fondazione Cleveland e del Consiglio per le Fondazioni: l'ultimo gruppo è una associazione ombrello di più di 2.100 fondazioni e corporations che fanno assegnazioni che descrive se stessa come "la voce della filantropia".
Dopo l'impiego alla Fondazione Benton, la Taylor è diventata vicepresidente del suddetto Education Development Center, dove ha collaborato a creare, e del quale è stata presidente, il loro Centro per i media e la comunità. La Fondazione Benton ha appoggiato il lancio di questo centro con una sovvenzione triennale di $668.000, che è stata descritta come il "maggior singolo impegno nella storia della fondazione". Altri finanziatori del Centro per i media e la comunità all'Education Development Center includono la Fondazione Annie E. Casey, la Fondazione W.K. Kellogg. Nel giugno del 2006, la Taylor è diventata direttore degli Affari della comunità USA alla Microsoft Corporation. Il direttore generale (CEO) della Microsoft Bill Gates è anche il fondatore della maggiore fondazione liberale al mondo, la Fondazione Gates, una distribuzione che ha distribuito circa $2 miliardi di assegnazioni nel solo 2007. [16] Dal 2002, la Fondazione Gates ha anche collaborato strettamente con la Fondazione Benton, per esempio nel loro progetto WebJunction – un progetto che mira a facilitare l'accesso del pubblico a strutture di computer nelle biblioteche pubbliche negli Stati Uniti.
L'attuale presidente della Fondazione Benton (dal 2006) è Gloria Tristani, ex membro della Commissione Federale Mezzi di comunicazione (FCC). Attualmente la Tristani serve anche al Comitato Consultivo dei Consumatori dell'FCC accanto a Charles Benton, è un membro del comitato fondatore internazionale di Real News e siede nel consiglio di amministrazione di Children Now. Altri amministratori di Children Now con un ambiente di sfondo dei media includono Geoffrey Cowan (ex capo della Voce dell'America, attualmente direttore del Consiglio Diplomazia Pubblica), Donald Kennedy (redattore capo di Science magazine, membro del consiglio di amministrazione del Carnegie Endowment for International Peace e della Fondazione David and Lucile Packard) e Lenny Mendonca (un amministratore della Fondazione Nuova America).
Il direttore amministrativo della Fondazione Benton, Cecilia Garcia entrò a far parte della Fondazione per la prima volta nel 1997. Ha anche collaborato a produrre la versione di CD-ROM di "Chicano: Storia del movimento dei diritti civili messicano-americano", un importante documentario della PBS che è stato prodotto dal Centro comunicazioni latini nazionali con l'aiuto di una sovvenzione di $0,7 della Fondazione Ford. [17] Recentemente la Garcia si è presa qualche tempo dalle sue mansioni alla Fondazione Benton per servire come direttore esecutivo di Connect for Kids – un gruppo di patrocinio dei bambini che è gestito dal Forum for Youth Investment, noprofit finanziato dalla Fondazione Ford. Due dei cinque direttori di Connect for Kids hanno collegamenti con la Fondazione Benton: Joseph Getch, ex capo finanziario della Fondazione Benton e membro del comitato di ricerca del Consiglio delle Fondazioni, e la moglie di Charles Benton, Marjorie Craig Benton, presidente del consiglio del Consiglio delle Fondazioni dal 1994 al 1996. Marjorie Craig Benton serve anche come direttore del gruppo noprofit Room to Read, collegato alla Microsoft.
Come il loro personale, i consiglieri della Fondazione Benton sono ben collegati alle elite politiche ed al vasto mondo della filantropia liberale. Accanto a Charles Benton, gli altri otto direttori sono: Adrianne Benton Furniss, ex presidente e direttore generale della editrice/distributrice di Chicago Home Vision Entertainment (acquisita nel 2005 dalla Image Entertainment); Michael Smith (tesoriere delle Fondazione Benton) ex presidente australiano della ditta di pubbliche relazioni Weber Shandwick e direttore generale della sua ditta, Inside PR; Elizabeth Daley, direttore esecutivo fondatrice dell'Annenberg Center for Communication dell'Università della California Meridionale dal 1994 al 2005; Terry Goddard, ex sindaco di Phoenix e consigliere dell'Agenzia Pubblicitaria Carmichael-Lynch e consigliere del National Trust for Historic Preservation dal 1992 al 2001; [18] Lee Lynch, ex direttore generale dell'Agenzia Pubblicitaria Carmichael-Lynch e marito di Terry Saario (una ex direttrice della Fondazione Benton ed ex funzionaria programmi alla Fondazione Ford); Henry Rivera, ex commissario della FCC ed associato della ditta legale Wiley Rein and Fielding (controversa per difendere l'utilizzo di notizie false); Leonard J. Schrager, ex presidente della Fondazione Avvocati di Chicago e della Associazione Avvocati di Chicago; Woodward Wickham, ex vice presidente della Fondazione MacArthur e direttore di OneWorld Stati Uniti.
I collegamenti di Wickham all'ultimo gruppo valgono la pena di essere esaminati poiché la OneWorld United States è stata creata nel 2000, come progetto congiunto tra la Fondazione Benton e la OneWorld International. OneWorld International è un gruppo sostenuto dalla Fondazione Ford che descrive se stesso come la “rete online della società civilefavorita al mondo ed in più rapida crescita, che sostiene i media popolari per contribuire a costruire una società globale più giusta". Anche OneWorld ha collegamenti con la Fondazione Benton: Larry Kirkman, attualmente direttore di OneWorld Stati Uniti e presidente di OneWorld International è stato presidente della Fondazione Benton dal 1989 al 2001.
I legami con i media di Charles Benton sono anche di pertinenza con l'argomento di questo articolo: In aggiunta a presiedere alle attività giornaliere della Fondazione Benton, Charles Benton è anche presidente della Public Media, Inc. (una editrice e distributrice di film e video) e ha servito come membro del Comitato Consultivo Presidenziale sugli obblighi di interesse pubblico degli enti televisivi digitali (noto come 'la Commissione Gore'). Charles Benton è anche membro del comitato fondatore internazionale della rete di media alternativi lanciata di recente Real News. La sezione finale di questo articolo esaminerà nei dettagli lo sfondo filantropico di Real News.
La Real News Network
Fondata nel 2007, Real News descrive se stessa come una "rete noprofit di notizie e documentari concentrata nel fornire giornalismo indipendente ed intransigente". Il sito web di Real News afferma fieramente che è "sostenuta dai membri e non accetta pubblicità, finanziamenti governativi o aziendali" (enfasi nell'originale". [19] Il sito aggiunge che "la Real News sarà finanziata dal potere economico di migliaia di spettatori come voi in tutto il mondo. Esattamente 250.000 persone pagano $10 al mese perché ciò accada", e sostiene che non vi è "NESSUN finanziamento governativo; NESSUN finanziamento aziendale; NESSUNA pubblicità; NESSUN LACCIO".
La dichiarazione di missione di Real News suggerisce che Real News promuova il giornalismo indipendente ed investigativo e che sia un'opera della società a livello di base. Comunque, trascura di citare che il progetto è stato lanciato con milioni di dollari procurati da fondazioni liberali USA di primo piano. Vi potrebbe ben non essere nessun laccio attaccato al capitale, ma vi sono pochi dubbi che le fondazioni scelgano di sostenere il loro progetto – rispetto a qualsiasi alternativo – perché la formula di Real News soddisfi gli interessi filantropici delle fondazioni. Quanta influenza abbiano avuto le fondazioni liberali nel determinare la composizione dei comitati consultivi e dei comitati istitutivi di Real News resterà sconosciuto finché la questione divenga il centro di un rapporto investigativo in profondità. Una indagine che è improbabile sia imminente dalla stessa Real News.
Detto questo, questo articolo non mira a gettare il dubbio sulla natura progressista del risultato giornalistico di Real News. La qualità del contenuto è incontestabilmente alta ed offre una vera alternativa ai media mainstream. Questo articolo cerca di attirare l'attenzione, comunque, sul fatto che Real News ha contato pesantemente sui filantropi liberali. Cerca anche di sollevare la questione riguardo a ciò che questa dipendenza significa per il futuro delle iniziative di base genuine che tentano di promuovere progetti di media progressisti paragonabili. Per aprire la discussione le sezioni successive di questo articolo studieranno brevemente il lancio della rete Real News e gli sfondi delle persone che sono associate al progetto.
Real News può essere considerato il progetto principale di un gruppo noprofit che è noto come Independent World Television (IWT). Di Toronto (Canada), e formata nel 2003, la IWT è stata cofondata da Paul Jay e Sharmini Peries. Paul Jay, che è attualmente direttore generale e presidente di Real News è un premiato regista di documentari che in precedenza è stato creatore e produttore esecutivo del controverso programma counterSpin del Canadian Broadcasting Centre Newsworld. D'altra parte, Sharmini Peries, che fino a di recente ha servito come direttore politica e sviluppo della IWT, è direttore esecutivo dell'International Freedom of Expression eXchange e di Giornalisti canadesi per la libertà di espressione. Questi due gruppi hanno stretti collegamenti alla Fondazione Ford ed al National Endowment for Democracy. [20] Il National Endowment for Democracy gioca un grande ruolo nel promuovere gli interessi esteri degli Stati Uniti – che più particolarmente lo ha visto appoggiare il colpo di stato del 2002 che rimosse temporaneamente dal potere il Presidente Hugo Chavez. [21] Ironicamente, Peries serve come consigliere di politica estera del Presidente Chavez.
Nel 2005, Independent World Television ha ricevuto un'assegnazione di $100.000 dalla Fondazione Ford per condurre uno "studio di fattibilità e progettazione su un'idea innovativa per creare una rete TV di notizie ed attualità finanziata principalmente dagli spettatori". Anche altre due fondazioni liberali, la Fondazione MacArthur e la Fondazione Haas, hanno contribuito a questo studio di progettazione. La IWT si prefisse di creare quella che sarebbe diventata Real News utilizzando i servizi di EchoDitto – un gruppo di consulenza che ha svolto molto lavoro su progetti collegati al Partito Democratico degli Stati Uniti. Il 15 giugno 2005 è stato lanciato un sito web (www.IWTnews.com) per edificare una comunità online di sostenitori e donatori. L'obiettivo di questa prima fase del progetto IWT è stato di trovare un bilancio di avvio di $7 milioni da donatori individuali e fondazioni, fondazioni di beneficienza, individui e sindacati, inclusi il Sindacato Lavoratori dell'auto canadese, la Fondazione Ford e la Fondazione MacArthur". [22] Avendo raggiunta questo livello di mezzi di sostentamento filantropici, la IWT è stata quindi in grado di creare il sito web della Real News, al principio con un limitato servizio di informazione per contribuire a far partire bene il progetto di giornalismo completo.
In una intervista agli inizi del 2007, il cofondatore della IWT Paul Jay ha detto che durante il suo primo anno di operazioni la Real News ha richiesto solamente ulteriori $4 milioni di finanziamenti dal pubblico, ma da allora in poi, con un servizio completo fornito, stima che il loro bilancio annuale necessiterà di circa $30 milioni l'anno. Ottenere simili alti livelli di finanziamento dal pubblico entro un tale breve lasso di tempo sarà indubbiamente difficile. Camilo Wilson, uno dei consulenti strategia Internet della IWT ha fatto capire che questo obiettivo è troppo ottimistico, notando che probabilmente la IWT dovrà dipendere da un maggiore sostegno delle fondazioni liberali per raggiungere il proprio obiettivo di lungo termine. [23]
Nel seguito, questo articolo introdurrà alcuni degli individui che hanno dato il loro appoggio per lanciare questa nuova rete di media.
Istituito nel 2003, il comitato fondatore della Independent World Television/The Real News era composto da 84 individui, incluso Paul Jay come presidente. Il comitato comprende ben noti progressisti come il membro britannico del parlamento Tony Benn (UK), l'ospite del popolare programma “Democracy Now!” Amy Goodman (USA), lo studioso dei media Robert McChesney (USA), il critico dei media Danny Schechter (USA), l'autore letterario Gore Vidal (USA), lo storico Howard Zinn (USA) e la giornalista/scrittrice Naomi Klein (Canada).
Per inciso, la Klein ha fornito una rara veduta generale critica della storia della Fondazione Ford. Nel suo libro, The Shock Doctrine, osserva che la Fondazione Ford è stata la "fonte principale per la disseminazione dell'ideologia della Scuola di Chicago attraverso l'America Latina". Aggiunge,
"[Le istituzioni finanziate dalla Ford hanno giocato un] ...ruolo centrale nel rovesciamento della democrazia in Cile ed i suoi ex studenti... hanno messo in pratica la loro educazione USA in un contesto di scioccante brutalità. Rendendo le cose più complicate per la fondazione, questa è stata la seconda volta in appena pochi anni che i suoi protetti hanno scelto una strada violenta per il potere, il primo caso essendo la meteorica ascesa al potere della Mafia di Berkeley in Indonesia dopo il sanguinoso colpo di Stato di Suharto [1965-66]". [24]
Anche la Fondazione Benton è ben rappresentata nel comitato fondatore della IWT, con Gloria Tristani, Charles Benton e Mark Lloyd (ex consigliere generale della Fondazione Benton ora membro anziano del Center for American Progress collegato a George Soros).
Comunque, il comitato fondatore della IWT include anche alcune persone da ambienti meno progressisti come Salih Booker, attuale direttore esecutivo del gruppo Global Rights finanziato dal NED, ex capo del Programma di studi africani del Consiglio Relazioni Estere ed ex funzionario di programma per la Fondazione Ford in Africa orientale e meridionale;Kenneth Roth, direttore esecutivo di Human Rights Watch collegato al NED; Kim Spencer, presidente di Link TV e cofondatore di Internews finanziato dal NED; Shauna Sylvester, fondatrice e direttore esecutivo dell'Istituto per i media, la politica e la società civile (IMPACS); Jenny Toomey che fino a di recente è stata il direttore esecutivo della Coalizione per il futuro della musica ed ora serve come funzionario di programma per Politica dei media e culturale alla Fondazione Ford.
In verità, anche critici dei media radicali, come Robert McChesney, lavorano strettamente con queste fondazioni, mentre il suo gruppo per la riforma dei media, ha anche ottenuto del denaro dalla Fondazione Ford; mentre nel marzo del 1996, McChesney un partecipante del comitato al "Simposio sul futuro dei media di servizio pubblico" – un evento che è stato sponsorizzato da entrambe la Fondazione Benton e la Fondazione Ford.
Dato che le Fondazioni Ford e Benton hanno estesi legami di finanziamento e personali in così tanti progetti di cambiamento sociale progressista che è difficilmente sorprendente che la maggior parte dei rappresentanti del comitato fondatore della IWT opera anche per gruppi noprofit e progetti che sono finanziati dalla Fondazione Ford. Comunque, questo stato quasi 'naturale' delle cose dovrebbe darci una pausa.
Conclusioni
Questo articolo si è concentrato su una piccola parte dell'attività filantropica intrapresa da due fondazioni, la Fondazione Ford e la Fondazione Benton. Molte altre fondazioni ora sono impegnate in attività di media apparentemente progressisti: per esempio, nel 2005 la Carnegie Corporation e la Fondazione John S. and James L. Knight lanciarono l'Iniziativa Carnegie Knight sul futuro dell'educazione al giornalismo. Non è un'esagerazione affermare che tali fondazioni esercitano una enorme influenza su quali organizzazioni crescono e prosperano e su quali no.
Quelli di noi che prendono per garantito che gli Stati Uniti siano una plutocrazia e non una democrazia, in questo stato delle cose trovano confermata la loro opinione che i più ricchi hanno accesso alle risorse finanziarie e politiche della società e che possono impegnarsi in ingegneria sociale in grande scala per assicurarsi che la società civile sia plasmata in maniera compatibile con i loro interessi di elite. Comunque, anche attivisti, ricercatori ed intellettuali che credono che gli Stati Uniti siano (o almeno dovrebbero essere) un paese di pluralismo e democrazia rappresentativa dovrebbero preoccuparsi dell'ammontare di denaro che scorre da queste fondazioni liberali e cominciare a documentare i suoi effetti sullo sviluppo del panorama dei medi progressisti americani.
Il primo passo per mandare in corto circuito la colonizzazione filantropica dei sistemi di media indipendenti e più generalmente della società civile, è che i gruppi progressisti agiscano collettivamente per delegittimare le manipolazioni 'caritatevoli'. Tuttavia se questo processo avviene solamente entro le parti più radicali della società civile – cioè da parte dei gruppi che sono già in gran parte esclusi dal finanziamento delle fondazioni – allora complessivamente cambierà molto poco. Anche se alcuni gruppi meno radicali attualmente appoggiati dalle fondazioni liberali tagliano i loro legami con il finanziamento delle fondazioni liberali, i risultati saranno limitati. Sebbene ciò ingrosserebbe le fila di quelli che operano al di fuori del nesso fondazioni liberali-società civile, altri gruppi ed individui che sono inconsapevoli (o indifferenti) dei problemi associati alla filantropia liberale entreranno rapidamente al loro posto. Una parte critica di ogni campagna per incoraggiare la dissociazione dai finanziatori di elite necessita intraprendere una campagna educativa su vasta scala diretta verso la moltitudine degli impiegati che attualmente operano all'interno del complesso noprofit industriale. [25]
Inoltre, una vasta coalizione di gruppi progressisti ha bisogno di lavorare per rendere problematica l'attuale struttura della società civile ed incoraggiare la creazione di gruppi della società civile che rappresentino e promuovano i principi democratici piuttosto che quelli che adottano le strutture organizzative corporative progettate per massimizzare i flussi di entrate. Contrariamente al consiglio di alcuni commentatori progressisti è importante ricordare che il settore noprofit non deve essere gestito come il settore imprenditoriale. [26] Il pubblico da già in beneficienza ogni anno un grande ammontare di denaro. Il problema è come questo denaro viene distribuito, da chi ed a chi. Attualmente, fondazioni non responsabili e dirette dall'elite distribuiscono il denaro del pubblico ad un gruppo selezionato di organizzazioni che scrivono proposte che si adeguano alla filosofia del finanziatore e che mettono nei loro consigli il loro personale. Distogliere soltanto una piccola quota di questo consistente e crescente flusso di risorse finanziarie verso progetti di media veramente progressisti – che sono quelli che esprimono strutture democratiche finanziate senza il sostegno dei filantropi o delle fondazioni liberali – consentirà ai cittadini interessati ed agli attivisti dei media di muoversi con più sicurezza verso la costruzione di una società con strutture democratiche.
Michael Barker è un cittadino britannico residente in Australia. La maggior parte dei suoi articoli si possono trovare qui.
Note finali
[1] Brown, E. R. (1979), Rockefeller Medicine Men: Medicine and Capitalism in America. Berkeley: University of California Press; Gottlieb, R. (1993), Forcing the Spring: The Transformation of the American Environmental Movement. Washington, D.C.: Island Press; Jenkins, C. J. & Eckert, C. M. (1986), ‘Channeling Black Insurgency: Elite Patronage and Professional Social Movement Organizations in the Development of the Black Movement,’ American Sociological Review, 51, pp. 812-829.
[2] Covington, S. (2005), ‘Moving Public Policy to the Right: The Strategic Philanthropy of Conservative Foundations,’ in D. Faber & D. McCarthy (Eds.), Foundations for Social Change: Critical Perspectives on Philanthropy and Popular Movements (pp. 89-114). Lanham, Md.: Rowman & Littlefield Publishers.
[4] Arnove, R. F. (1980), Philanthropy and Cultural Imperialism: The Foundations at Home and Abroad. Boston, Mass.: G.K. Hall; Barker, M. J. (The Liberal Foundations of Environmentalism: Revisiting the Rockefeller-Ford Connection,’ Capitalism Nature Socialism, 19 (2), pp.15-42.; Lundberg, F. (1975), The Rockefeller Syndrome. Secaucus, N.J.: L. Stuart; Roelofs, J. (2003), Foundations and Public Policy: The Mask of Pluralism. Albany: State University of New York Press.
[5] Feldman, B. (2007), ‘Report from the Field: Left Media and Left Think Tanks – Foundation-Managed Protest?’ Critical Sociology, 33:3, pp. 427-446.
[6] Horowitz, D. (1969a), ‘ The Foundations: Charity Begins at Home,’ Ramparts, 7 (11), pp.38-48.; (1969b), ‘ Billion Dollar Brains: How Wealth Puts Knowledge in its Pocket ,’ Ramparts, 7 (12), pp.36-44.; (1969c), ‘ Sinews of Empire,’ Ramparts, 8 (4), pp.32-42.
[7] Smith, A. (2007), ‘Introduction: The Revolution Will Not Be Funded,’ in INCITE! Women of Color Against Violence. (Eds.), The Revolution Will Not Be Funded: Beyond the Non-Profit Industrial Complex (pp. 1-18). Cambridge, Mass.: South End Press, p.4.
[8] Domhoff, G. W. (1970), The Higher Circles: The Governing Class in America. New York: Random House; Mills, C. W. (1956), The Power Elite. New York: Oxford University Press.
[10] Barker, M. J. (2008), ‘Social Engineering, Progressive Media, and the Benton Foundation,’ A refereed paper presented to the Australian & New Zealand Communication Association International Conference, 2008: Power and Place, Massey University, Wellington, New Zealand, July 9-11, 2008.
[12] For a broad critique of USAID, see Weissman, S. (1974), The Trojan Horse: A Radical Look at Foreign Aid. San Francisco: Ramparts Press.
[14] Benton Foundation (2008), ‘Who We Are,’ Benton Foundation.
[18] Il National Trust for Historic Preservation attualmente è diretto dal consigliere della Fondazione Ford, Richard Moe.
[19] Citationi ottenute dal sito web The Real News nel maggio 2008.
[20] Barker, M. J. (‘“Independent” Journalism Organizations and a Polyarchal Public Sphere,’ Center for Research on Globalization. ??
[24] Klein, N. (2007), The Shock Doctrine: The Rise of Disaster Capitalism. New York: Random House, pp.145-6.
[25] INCITE! Women of Color Against Violence. (2007), The Revolution Will Not Be Funded: Beyond the Non-Profit Industrial Complex. Cambridge, Mass.: South End Press.