sabato 21 maggio 2011

LE ESTERNAZIONI NAZISTE DI LARS VON TRIER

DI STENIO SOLINAS
ilgiornale.it

Le esternazioni naziste del regista, che ipocriti: non hanno il coraggio di cacciare von Trier

L’altro ieri Lars von Trier ha straparlato in maniera surreale, e quindi alla sua maniera. Ha detto che l’estetica del III Reich lo affascina, che Hitler non andava certo scusato, ma lo si poteva capire come uomo, che lui non ce l’ha con gli ebrei, ma non ama Israele, che ha sempre pensato di avere sangue ebreo nelle vene, ma poi ha cominciato a sentirsi tedesco e a piacergli questa cosa e sì, insomma, magari è anche nazista.

A seguire, la traduzione della parte d'intervista incriminata

Ieri il Festival di Cannes ha straparlato in maniera surreale e quindi non alla sua maniera. Ha detto che il regista di Melancholia, film in concorso, è «persona non grata», che l’essersi poi scusato non basta, che, certo, resta in gara, ma, qualora dovesse vincere, non potrà andare alla premiazione, anche perché non ci sarà nessuno dello staff a consegnarli il riconoscimento.

Ora, questo è un modo di pensare e di agire ipocrita e illiberale. Che vuol dire premiare eventualmente l’opera, ma rifiutarsi di premiare il suo autore? Dove sta scritto che il pensiero, espresso in maniera informale e incoerente, o organica e razionale, di un romanziere, un regista, un architetto, un intellettuale, insomma, deve riflettersi e condizionare il suo lavoro? E ancora: poiché la giuria, con Robert De Niro presidente, non è il comitato organizzativo, perché quest’ultimo interviene, così ambiguamente e così pesantemente, in un campo che non è il suo?

Se la direzione del Festival ritiene non scusabili e lesive le dichiarazioni di von Trier, può e deve espellerlo senza se e senza ma. Violerà un diritto, quello di parola e di espressione, ma stabilirà un principio di responsabilità relativo a ciò che si afferma. È naturalmente una strada pericolosa da un lato, conformista dall’altro, perché si limita a rifarsi a un pensiero «politicamente corretto» e codificato per cui il totalitarismo di Lenin, di Stalin, di Mao, di Pol Pot può continuare ad avere i propri esegeti, mentre il totalitarismo opposto si merita solo la dannazione eterna.

Von Trier è un regista molto stimato e molto discusso. Soffre di depressione, ha varie fobie. Non fa mistero dell’una e delle altre. Come già gli è accaduto per le precedenti edizioni, è giunto a Cannes su un pullmino, perché odia viaggiare, sembra che ci dorma dentro perché detesta gli alberghi. Gli si riconosce un certo dono per la provocazione e per il paradosso, ama stupire. Nella conferenza stampa incriminata, ha parlato come se fosse in una birreria (visto il tema, non era fuori luogo). Ricapitolando, e spogliata da ogni indignazione a priori e un tanto al chilo, il senso delle sue parole è che Albert Speer, l’architetto del Terzo Reich, nel suo campo era un numero uno, che il Fuhrer era un essere umano e che la politica di Israele è un problema per il mondo. Avrà anche sbagliato il tono e il luogo, ma cosa vogliamo fare: mandarlo a Norimberga? Fossimo in De Niro lo premieremmo, anche se il film è brutto.

Stenio Solinas
Fonte: www.ilgiornale.it
Link: http://www.ilgiornale.it/spettacoli/dopo_esternazioni_filonaziste/20-05-2011/articolo-id=524302-page=0-comments=1
20.04.2011
GIORNALISTA: Ci può parlare un po’ delle sue origini e dell’aspetto gotico di questo film, visto che lei aveva fatto riferimento in una rivista di cinema danese del suo interesse nell’estetica nazista
VT: Ho pensato a lungo di essere ebreo, ero molto felice di questo. Poi è arrivata Susanne Bier (ndt: la produttrice dei film di Von Trier) e non ero più tanto felice di essere un ebreo. No, questo è uno scherzo. Scusate.
(il pubblico ride…)
E poi è venuto fuori che non ero un ebreo, o, anche se lo fossi stato, sarei stato un ebreo di secondo livello… sapete, c’era una specie di gerarchia all’interno della popolazione ebrea.
Comunque, quello che sapevo era che volevo essere veramente un ebreo e poi ho scoperto di essere invece un ‘nazi’ (ndt: si riferisce al modo gergale con cui i danesi chiamano i tedeschi) perché la mia famiglia era tedesca, e questo mi ha dato del piacere (ride e poi esita…)
Quello che posso dire… è che capisco Hitler. Penso che abbia fatto delle cose sbagliate, assolutamente, ma riesco a vederlo mentre è seduto nel bunker vicino alla sua fine.
(L’attrice alla sua sinistra cerca di fermarlo in qualche modo…)
Volevo solo arrivare al punto: quello che voglio dire è che credo di comprendere l’uomo. Non è quello che si può chiamare un bravo ragazzo, ma (esita…) ho capito cosa gli passava per la testa e ho un po’ di comprensione per lui, ma su, andiamo… non sono a favore della Seconda Guerra Mondiale, e non sono contro gli ebrei – Susanne Bier sì, no nemmeno contro Susanne Bier (alcuni nel pubblico ridono), questo era uno scherzo. Io sono a favore degli ebrei, via, non troppo perché sono veramente un dito nel culo, ma ancora… come ne vengo fuori da questa frase…
UN’ALTRA PERSONA SUL PALCO: Con un’altra domanda.
ANCORA UN’ALTRA: Ecco la tua salvezza.
VT: No, volevo parlare della faccenda dell’arte. Speer, Speer mi piace. Anche lui non era uno dei migliori figli di Dio…. (esita) E va bene, sono un nazi (il pubblico ride mentre VT batte scherzosamente il pugno sul tavolo)
UN ALTRO GIORNALISTA: Riguardo Melancholia, lei considera questo film come una risposta ai blockbuster hollywoodiani e se prevede in futuro di fare un film più in grande scala rispetto a questo.
VT: (Ridendo) Sì, noi ‘nazi’ abbiamo una certa tendenza a fare le cose in grande scala…
(Alcuni del pubblico ridono…)
Sì, può darsi che mi possiate convincere… di mettere in scena una soluzione finale… (esita…) con i giornalisti....
ALTRO GIORNALISTA: In un appunto molto particolare….
VT: Il tempo è scaduto…

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