di Nadezhda Kevorkova - Russia Today.
Mentre i reportage dei media dipingono il quadro di una Siria in cui le sommosse di massa sono brutalmente liquidate da un governo dittatoriale, gli eventi si presentano in maniera totalmente diversa agli occhi di coloro che vivono lì. Russia Today ha intervistato Ankhar Kochneva, direttore di un’agenzia di viaggi moscovita specializzata in itinerari in Medio Oriente. La signora viaggia spesso in Siria ed è regolarmente in contatto con centinaia di persone nella regione. Ha condiviso con noi quel che i suoi contatti siriani le hanno raccontato in merito alla rivolta in corso e a chi attribuiscano la responsabilità per la violenza che si sta diffondendo.
RT: Cosa sta accadendo in Siria? Cosa ha visto? E cosa dicono i siriani?
Ankhar Kochneva: Non ho incontrato neppure una persona che sostenesse in alcun modo questi tumulti e, badate bene, per via del mio lavoro, ho a che fare con persone di tutti i tipi. Ci sono molti veicoli con i ritratti del presidente che girano per le strade di tutto il Paese, da vecchi macinini che a malapena si muovono a fiammanti Porsche e Hummer. Non si può obbligare la gente ad appendere ritratti. Significa che la gente, a prescindere dal proprio status e dal proprio reddito, sostiene il presidente anziché la rivolta. Ho visto molti giovani sia a piedi sia in auto con bandiere siriane. Come si potrebbe obbligare un giovane a spasso con gli amici a sventolare bandiere? Penso che anche questo sia difficile. Se comprendete la mentalità dei siriani saprete distinguere un impulso sincero da un obbligo imposto.
il 29 marzo ho assistito, ad Hama, a una manifestazione in favore del presidente; vi partecipavamo migliaia di uomini e donne, con i propri figli, e intere famiglie. Le strade erano riempite da una fiumana di gente. È stato abbastanza sconvolgente vedere che Al-Jazeera presentava le manifestazioni in favore del presidente come se fossero proteste contro di lui. Era altrettanto sorprendente quanto vedere i siti web israeliani pubblicare foto e video di manifestazioni di sostenitori con didascalie che li descriveva come oppositori del regime. C’è gente che porta ritratti di Bashar al-Assad e agita al vento bandiere siriane, e ci riferiscono che questa gente è tutta contro di lui.
RT: I mezzi di informazione raccontano di manifestazioni antigovernative di massa.
AK: C’è un possente crescendo di disinformazione. Il 1° aprile i mezzi di informazione riferivano di una grande manifestazione antigovernativa a Damasco. Quel giorno io ero a Damasco. Quella manifestazione non c’è mai stata .Io non l’ho vista, e nemmeno le persone del posto.
Il 16 aprile l’agenzia Reuters ha scritto che 50mila oppositori del regime avevano gremito le strade di Damasco, e che erano state disperse con gas lacrimogeni e manganelli. Le persone che risiedono a Damasco sanno perfettamente che una manifestazione di tale portata non avrebbe potuto aver luogo senza essere notata. Quanti poliziotti sarebbero stati necessari per disperderla? E come è potuto accadere che nessuno l’abbia vista tranne la Reuters? Già 500 persone nelle strade di Damasco sono una grossa folla. Reuters trasmette il proprio materiale in tutto il mondo, Russia compresa. Basta che una fonte dica il falso, e subito questa bugia è come una valanga di neve che rotola verso valle creando una realtà falsificata condita di voci e speculazioni. La gente in Siria guarda il servizio e cosa vede? Un’immagine plausibilmente proveniente dallo Yemen, una proveniente dall’Egitto, una dalla Siria. Ma queste immagini mostrano persone vestite tutte allo stesso modo. La gente, in Siria, non è in grado di distinguere i propri concittadini dai propri vicini, né dal volto né dall’abbigliamento.
Ci sono video su internet che mostrano il modo in cui sono fatti i filmati amatoriali delle cosiddette sommosse: c’è una vettura parcheggiata, e intorno non sta succedendo niente. E c’è un uomo in piedi lì vicino che tira pietre all’auto, e gente attorno che scatta delle foto.
Circola un mucchio di video manipolati. Un libanese può distinguere a colpo d’occhio un filmato girato in Libano da uno girato a Damasco. E mostrano immagini girate a Tripoli, oppure girate molti anni prima in Iraq, e dicono che si tratta di disordini in Siria.
Vi sono molti forum di discussione on-line Nei Paesi arabi. Delle donne condividono informazioni mentre seguono i reportage televisivi sui “disordini di massa”. Le donne chiedono: “Cosa sta succedendo fuori delle vostre finestre?” E viene loro risposto: “Abbiamo guardato qua fuori dal balcone e non abbiamo visto nulla di quanto la TV va dicendo”.
Attualmente, molti giovani poliziotti disarmati sono stati uccisi. La propaganda mediatica immediatamente li etichetta come vittime del regime. Ripeto, i poliziotti sono disarmati. La Polizia siriana non è molto preparata all’uso delle armi perché là, per molto tempo, non è mai successo niente di simile. Ma delle reclute ammazzate si riferisce che sono o vittime tra i dimostranti o poliziotti che si sono rifiutati di sparare sui propri concittadini (a seconda delle preferenze del redattore) Le parole di Goebbels sembrano quanto mai attuali: «Più grossa la bugia, più facilmente la crederanno».
RT: Ma perché allora, se non ci sono proteste di massa, muoiono dei poliziotti?
AK: I poliziotti muoiono perché viene loro sparato da quelli che sanno che sono disarmati.
RT: Chi ammazza i poliziotti?
AK: Se ne parla tanto in Siria. Circolano voci che possa trattarsi di commandos addestrati che hanno attraversato la frontiera dall’Iraq. La gente in Siria è ben consapevole che, dopo che gli USA hanno invaso l’Iraq, lì hanno organizzato squadre speciali. Queste squadre hanno ammazzato la gente, creato conflitti tra le comunità sciite e sunnite e tra i mussulmani ed i cristiani; fanno saltare in aria strade, mercati, moschee e chiese. Questi terroristi attaccano bersagli civili anziché il regime occupante.
Non molto tempo fa, tre di questi commandos sono stati catturati alla periferia di Damasco, quando stavano sparando a caso sulla gente. Risultò che si trattava di iracheni.
La TV siriana mostrò un filmato su qualcuno che sparava dai cespugli e dai tetti sui poliziotti e sui passanti. Ogni tanto sono catturati, e alla fine risultano essere iracheni o confessano di essere stati pagati per compiere gli attentati. Questi combattenti erano detenuti a Deraa e a Latakia, ed avevano armi di fabbricazione USA.
Il servizio di sicurezza libanese ha intercettato diverse automobili che trasportavano armi mentre entravano in Libano; una di queste auto veniva dall’Iraq e anche su quest’auto c’erano armi americane. Vi sono inoltre rapporti che parlano di detenuti che avevano con sé grandi somme di denaro: dollari USA. Inoltre avevano costosi telefoni satellitari che non potevano essere intercettati dai servizi di sicurezza siriani.
In Siria non è più un segreto per nessuno che gli americani hanno illimitate opportunità di reclutare ed addestrare i commandos in Iraq, e poi inviarli ovunque vogliano.
Hillary Clinton ha già dichiarato che se la Siria interrompe le sue relazioni con l’Iran e gli aiuti ad Hamas e a Hezbollah, le dimostrazioni finirebbero il giorno dopo. Non si preoccupano nemmeno di nascondere la mano che sta instillando le rivolte in Siria.
L’evidenza di interferenze straniere è palese.
Infine, la gente dice che i manifestanti delle adunate vengono introdotti ben da fuori. Quelle persone appaiono diverse e parlano in modo diverso dai locali. Nessuno del posto li conosce. Chi noleggia gli autobus e finanzia il trasporto di quella gente? La domanda resta senza risposta.
Il precedente vice-presidente Abdel Halim Khaddam ha dato l’avvio alle rivolte nelle regioni costiere. Ha depredato metà del Paese. Era coinvolto nellle reti della corruzione e alla fine è fuggito in Occidente. È stato lui a cercare di accusare il presidente siriano Bashar al-Assad di aver assassinato l’ex Primo Ministro libanese Rafic Hariri. I siriani credono fermamente che Saad Hariri abbia regalato personalmente una villa ad Abdel Halim Khaddam affinché divulgasse questa versione dell’omicidio di Rafic Hariri. Quando però quella versione venne smontata e non confermata, la villa ritornò al vecchio proprietario. Oggi, coloro che sparano alle macchine a Banias gridano: “Non vogliamo Bashar. Vogliamo Abdel Halim!”.
A Banias ci sono colti e pacifici membri dell’opposizione che sono stati contro il regime di al-Assad per molti anni. Ma sono sconvolti da ciò che sta avvenendo e non sostengono affatto Khaddam. Dicono: «È un ladro. È lui che pretendeva di combattere la corruzione ed i furti».
RT: Che ruolo stanno giocando gli emigranti siriani nella destabilizzazione siriana?
AK: É una questione aperta. Stando ad alcune indiscrezioni, Dan Feldman, il rappresentate speciale di Hillary Clinton per il Medio Oriente, ha incontrato i rappresentanti dell’opposizione siriana a Istanbul a metà aprile e ha suggerito le tattiche per assassinare funzionari civili ed ufficiali militari. In meno di tre giorni, il 19 aprile, diversi ufficiali militari sono stati brutalmente assassinati in Siria. Non solo sono stati attaccati e uccisi con armi da fuoco, ma in alcuni casi le vittime degli attacchi, inclusi i tre figli minorenni di un generale siriano che erano a bordo della sua macchina, sono stati fatti a pezzi con sciabole.
Gli assassini commessi con un elevato grado di brutalità hanno come scopo quello di intimidire la popolazione. La notizia dei bambini fatti a pezzi è servita benissimo allo scopo.
RT: I reportage dei media erano soliti dire che le sommosse sono iniziate dopo l’arresto di vari bambini che scrivevano slogan anti-governativi a Deraa, nel sud della Siria. É veramente così?
AK: Tutti i bambini sono stati rilasciati molto rapidamente. Di più, i giornali di proprietà del governo hanno pubblicato gli ordini di rilascio.
RT: Le truppe sono state portate a Deraa?
AK: Sì, là ci sono dei soldati. Dopo che un emirato islamico è stato proclamato a Deraa, i residenti locali hanno chiesto l’aiuto del governo. Vi sono state condotte le truppe. Ho appena visto i video. I dimostranti li hanno pubblicati su internet e poi li hanno cancellati subito dopo. Ma la gente ne ha fatto delle copie. Ci sono soldati, e la gente li avvicina e parla con loro pacificamente. Nessuno spara a nessuno.
RT: C’è un qualche sentore del fatto che se la Siria rinuncia a sostenere Hamas e i palestinesi e giunge a un accordo di pace con Israele, tutte le sommosse finiranno di colpo?
AK: No, non c’è alcuna impressione di questo genere. C’è consolidamento della società. La gente si sta unendo perché vede che il nemico è estremamente pericoloso. Per esempio, prima, quando prendevo un taxi, alla radio non sentivo nient’altro che musica pop e la recita del Corano. Ora la musica patriottica viene fuori da tutte le auto. Quando Bashar al-Assad parlava alla televisione, la gente che lo ascoltava applaudiva. Non è possibile obbligare la gente ad applaudire un presidente che parla alla TV.
RT: Qual’è l’umore pubblico degli ultimi giorni?
AK: La gente ha paura di uscire. In alcune regioni hanno rischiato la vita per riprendere, con una telecamera nascosta, il modo in cui delle persone non identificate si intrufolavano in una macchina, partivano e iniziavano a sparare in tutte le direzioni. Questo è il modo in cui stanno seminando il panico nelle zone residenziali.
I banditi hanno bloccato un ponte su una strada vicino alla costa. Presto i militari li hanno respinti. Uno dei miei contatti siriani mi ha detto: «Non occorre molta gente per far precipitare nei guai il Paese».
Mettere cinque persone a bloccare una strada importante è sufficiente a paralizzare l’intera area. La gente non riesce a consegnare generi alimentari né a raggiungere gli ospedali. E l’intero Paese è sconvolto a causa di una manciata di banditi.
Ora la la televisione siriana sta mandando in onda immagini dal vivo da varie zone di Damasco e da altre città per mostrare alla gente qual è la vera situazione e come la vita stia tornando alla normalità, qualsiasi cosa mostrino i media occidentali.
Appare significativo il fatto che i banditi abbiano cercato intenzionalmente di instillare odio tra le varie comunità. Di recente uno sceicco ha insultato i Drusi, in particolare le donne, in un discorso rivolto alle popolazioni del sud. Questo video è stato trasmesso dai media stranieri ed è pubblicizzato su internet. Niente di simile era mai successo in precedenza in Siria. Le provocazioni a Damasco sono fallite sebbene ci siano stati tentativi di mettere le comunità religiose le une contro le altre. Inoltre i provocatori mancano di sostegno nelle aree rurali: la campagna di semina è iniziata proprio lì.
Le dimostrazioni più imponenti a Dera hanno messo insieme 500 persone. Ma dicono che 450 persone sono state uccise.
RT: Il governo ha lanciato qualche riforma?
AK: Il governo ha revocato la legge marziale e ha consentito l’organizzazione di raduni autorizzati se il relativo permesso è ottenuto cinque giorni prima. Agli stranieri è stato consentito di acquistare proprietà immobiliari. Ai curdi è stata concessa la cittadinanza. La popolazione curda non l’aveva ottenuta precedentemente per una serie di ragioni storiche. Il governo sta aprendo corsi di business per donne nel nord della Siria. Molti governatori provinciali sono stati rimossi. Purtroppo, in alcuni casi si trattava di persone oneste. Come quelli che si sono rifiutati di liberare dalle prigioni criminali in cambio di tangenti e sono poi stati perciò soggetti a campagne calunniose in pubblico.
RT: Il numero dei voli per la Siria è diminuito?
Ankhar Kochneva: Non ci sono biglietti per la Siria. Volevamo organizzare un volo verso la Siria per un gruppo di turisti, ma non c'erano biglietti per Damasco per il 30 aprile. Ma i russi non stanno volando dalla Siria. Ho tutte le informazioni in tal senso per il mio lavoro.
Traduzione per Megachip a cura di Pino Cabras.
Fonte > Russia Today
http://www.megachip.info/tematiche/guerra-e-verita/6075-un-testimone-svela-le-bugie-dei-media-sulla-siria.html
"complottisti sono tutte quelle persone dotate dell'intelligenza minima di rifiutare di credere che gli asini volano. E, quando sentono qualcuno che gli racconta di avere visto un asino che vola, subito si ritraggono e vanno a cercare un'altra spiegazione. Anche se tutte le tv del mondo gli mostrano un asino che vola sul serio" Giulietto Chiesa
lunedì 2 maggio 2011
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